Che riflessione hai fatto?
«Quella che abbiamo condiviso con Attilio Bolzoni, con Nicola Lombardozzi e con gli altri colleghi che erano con me a "L’Ora". Il terrorismo politico e il terrorismo mafioso non sono così separati come ci è sembrato per molti anni. C’è sicuramente un filo che li unisce, e questo filo è chiaramente il filo dei neofascisti, che sono stati usati evidentemente in qualche caso come manovalanza o comunque per delle cose che le cosche non volevano fare».
Omicidi benedetti dalle “famiglie” ma eseguiti da sicari “politici”?
«È l’unica spiegazione plausibile. A Palermo non avrebbero potuto agire, né fuggire, senza la copertura di Cosa Nostra. Quindi un’intesa c’era, un via libera c’è stato. Ma in certi omicidi, come in tutta probabilità nel caso di Piersanti Mattarella, il via libera è stato solo un passaggio intermedio. A monte c’erano altri, e a valle gli esecutori che provenivano dall'eversione neofascista».


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