Pubblichiamo qui di seguito una recensione del volume di Franco La Torre "Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia" dedicata al padre ucciso dalla mafia. La recensione è comparsa sull'ultimo numero del
periodico "Il Novarese".
periodico "Il Novarese".
Un’idea
diversa della vita.
Il
lettore che abbia occasione di aprire il volume che Franco La Torre,
figlio di Pio La Torre, ha dedicato al padre dirigente del PCI ucciso
dalla mafia nel 1982, Sulle
ginocchia. Pio La Torre, una storia (Melampo
editore, 2015, pp. 204, € 15,00), sentirà sorgere in lui, forse,
due sentimenti contradditori: il primo, attraverso la meditata
riflessione di Franco La Torre, è il senso di smarrimento e di
dolore per quanto accaduto trentatré anni fa ma che pesa ancora oggi
sul destino di un’intera nazione. Il secondo sentimento è invece
una sensazione calda e profonda di vicinanza a quell’esperienza
politica e umana. Quasi che la dimostrazione della possibilità di
vivere un’esistenza diversa rispetto ai valori comuni senza
dimenticare la propria umanità ma, anzi, esaltandola e redendola
degna nella propria vita e nella vita degli altri, fosse un premio
tale da valere anche una tragica fine.
Perciò
se da un lato, conclusa la lettura, si rimpiange ciò che poteva
essere e non è stato, un Paese, una politica che potevano essere e
non furono, d’altro canto si manifesta un moto profondo e sereno
perché il lettore sa che la vita, l’impegno, la visione di Pio La
Torre sono esistiti veramente. Hanno attraversato la storia di questo
paese e hanno dovuto essere spenti con il fuoco senza che la loro
luce da allora abbia smesso di brillare.
Oltre
a ciò il libro di Franco La Torre è anche una pudica meditazione su
un evento tanto sconvolgente nella vita di un giovane e della sua
famiglia – per le modalità della morte, certo, ma anche per la
dimensione pubblica di quel lutto – che soltanto chi lo ha vissuto
può condividerlo davvero. Vengono spontaneamente in mente i nomi di
altri giovani che in quel principio di decennio hanno vissuto
qualcosa di analogo: i Mattarella, i Dalla Chiesa.
Perciò
se è vero che ci sono delle brevi aperture su una dimensione privata
e sulle conseguenze nella vita delle vittime dell’elaborazione di
un lutto non elaborabile mai completamente anche perché non solo
privato, un altro elemento caratterizza il libro. È quello relativo
alla difficile opera di conservazione della memoria e alle
contraddizioni in un’epoca nella quale sono smarrite o confuse le
basi profonde dell’impegno politico.
Deve sembrare un’eredità
insopportabile quella di Pio La Torre a chi governa, perché essa non
è soltanto un monito contro la criminalità organizzata ma contro la
corruzione politica perché quella della mafia – scriveva Pio La
Torre – è una questione che riguarda eminentemente la classe
politica. Ma la vita di La Torre è anche un monito contro il
disprezzo della dignità dei braccianti, dei contadini, dei
lavoratori, che le morti recenti di donne e uomini impegnati nella
raccolta dei pomodori rendono tragicamente attuale. L’eredità di
Pio La Torre, infine, è anche un’eredità di pace. Difficile che
questa visione possa attecchire in una fase storica nella quale le
classi politiche traggono vantaggio dall’usare come parole d’ordine
che sempre più chiaramente sembrano proiettarci verso la guerra.
Chi
voglia comprendere meglio quanto profondo ed efficace sia stato
l’impegno di Pio La Torre e quanto il legame tra guerra e mafia sia
strutturale, può affiancare alla lettura di Sulle
ginocchia il volume
di Paolo Mondani e Armando Sorrentino Chi
ha ucciso Pio La Torre?
(Castelvecchi Editore, 2012).
Nell’aprile
del 2012, in occasione del trentesimo anniversario della morte,
venivano conferite le Medaglie d'oro al merito civile a Pio La Torre
(unico caso di politico insignito di tale onorificenza) e a Rosario
di Salvo. Ecco qui di seguito le motivazioni:
Pio
La Torre:
Medaglia d'oro al merito civile. Data del conferimento: 05/04/2012.
Alla memoria.
Motivazione:
Esponente politico fortemente impegnato nella lotta alla criminalità
organizzata di stampo mafioso, promotore della coraggiosa legge che
ha determinato una innovativa strategia di contrasto alla mafia,
mentre era a bordo di una vettura guidata da un collaboratore, veniva
proditoriamente fatto oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco da
parte di sicari mafiosi, perdendo tragicamente la vita nel vile
agguato. Fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e di rigore
morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino all'estremo
sacrificio. 30 aprile 1982 Palermo
Rosario
di Salvo:
Medaglia d'oro al merito civile. Data del conferimento: 05/04/2012.
Alla memoria. Motivazione: Collaboratore di un noto esponente
politico impegnato nella lotta alla criminalità mafiosa, mentre lo
accompagnava alla guida di un'auto, rimaneva vittima di un vile
agguato e veniva raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco
indirizzatigli da sicari mafiosi perdendo tragicamente la vita nel
tentativo di reagire. Nobile esempio di coraggio e di spirito di
servizio. 30 aprile 1982 Palermo
Nessun commento:
Posta un commento