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Impegno sociale per il contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie

sabato 24 ottobre 2015

Una recensione a "Sulle ginocchia", dedicato a Pio La Torre

Pubblichiamo qui di seguito una recensione del volume di Franco La Torre "Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia" dedicata al padre ucciso dalla mafia. La recensione è comparsa sull'ultimo numero del
periodico "Il Novarese".

Un’idea diversa della vita. 
 
Il lettore che abbia occasione di aprire il volume che Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, ha dedicato al padre dirigente del PCI ucciso dalla mafia nel 1982, Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia (Melampo editore, 2015, pp. 204, € 15,00), sentirà sorgere in lui, forse, due sentimenti contradditori: il primo, attraverso la meditata riflessione di Franco La Torre, è il senso di smarrimento e di dolore per quanto accaduto trentatré anni fa ma che pesa ancora oggi sul destino di un’intera nazione. Il secondo sentimento è invece una sensazione calda e profonda di vicinanza a quell’esperienza politica e umana. Quasi che la dimostrazione della possibilità di vivere un’esistenza diversa rispetto ai valori comuni senza dimenticare la propria umanità ma, anzi, esaltandola e redendola degna nella propria vita e nella vita degli altri, fosse un premio tale da valere anche una tragica fine.
Perciò se da un lato, conclusa la lettura, si rimpiange ciò che poteva essere e non è stato, un Paese, una politica che potevano essere e non furono, d’altro canto si manifesta un moto profondo e sereno perché il lettore sa che la vita, l’impegno, la visione di Pio La Torre sono esistiti veramente. Hanno attraversato la storia di questo paese e hanno dovuto essere spenti con il fuoco senza che la loro luce da allora abbia smesso di brillare.
Oltre a ciò il libro di Franco La Torre è anche una pudica meditazione su un evento tanto sconvolgente nella vita di un giovane e della sua famiglia – per le modalità della morte, certo, ma anche per la dimensione pubblica di quel lutto – che soltanto chi lo ha vissuto può condividerlo davvero. Vengono spontaneamente in mente i nomi di altri giovani che in quel principio di decennio hanno vissuto qualcosa di analogo: i Mattarella, i Dalla Chiesa.
Perciò se è vero che ci sono delle brevi aperture su una dimensione privata e sulle conseguenze nella vita delle vittime dell’elaborazione di un lutto non elaborabile mai completamente anche perché non solo privato, un altro elemento caratterizza il libro. È quello relativo alla difficile opera di conservazione della memoria e alle contraddizioni in un’epoca nella quale sono smarrite o confuse le basi profonde dell’impegno politico.
Deve sembrare un’eredità insopportabile quella di Pio La Torre a chi governa, perché essa non è soltanto un monito contro la criminalità organizzata ma contro la corruzione politica perché quella della mafia – scriveva Pio La Torre – è una questione che riguarda eminentemente la classe politica. Ma la vita di La Torre è anche un monito contro il disprezzo della dignità dei braccianti, dei contadini, dei lavoratori, che le morti recenti di donne e uomini impegnati nella raccolta dei pomodori rendono tragicamente attuale. L’eredità di Pio La Torre, infine, è anche un’eredità di pace. Difficile che questa visione possa attecchire in una fase storica nella quale le classi politiche traggono vantaggio dall’usare come parole d’ordine che sempre più chiaramente sembrano proiettarci verso la guerra.

Chi voglia comprendere meglio quanto profondo ed efficace sia stato l’impegno di Pio La Torre e quanto il legame tra guerra e mafia sia strutturale, può affiancare alla lettura di Sulle ginocchia il volume di Paolo Mondani e Armando Sorrentino Chi ha ucciso Pio La Torre? (Castelvecchi Editore, 2012).


Nell’aprile del 2012, in occasione del trentesimo anniversario della morte, venivano conferite le Medaglie d'oro al merito civile a Pio La Torre (unico caso di politico insignito di tale onorificenza) e a Rosario di Salvo. Ecco qui di seguito le motivazioni: 
 
Pio La Torre: Medaglia d'oro al merito civile. Data del conferimento: 05/04/2012. Alla memoria.
Motivazione: Esponente politico fortemente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, promotore della coraggiosa legge che ha determinato una innovativa strategia di contrasto alla mafia, mentre era a bordo di una vettura guidata da un collaboratore, veniva proditoriamente fatto oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco da parte di sicari mafiosi, perdendo tragicamente la vita nel vile agguato. Fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e di rigore morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino all'estremo sacrificio. 30 aprile 1982 Palermo

Rosario di Salvo: Medaglia d'oro al merito civile. Data del conferimento: 05/04/2012. Alla memoria. Motivazione: Collaboratore di un noto esponente politico impegnato nella lotta alla criminalità mafiosa, mentre lo accompagnava alla guida di un'auto, rimaneva vittima di un vile agguato e veniva raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco indirizzatigli da sicari mafiosi perdendo tragicamente la vita nel tentativo di reagire. Nobile esempio di coraggio e di spirito di servizio. 30 aprile 1982 Palermo


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