Il quotidiano ticinese "La Regione" ha pubblicato ieri un articolo nel quale vengono proposte alcune ovvie ma utili informazioni per una lettura corretta delle statistiche relative alla criminalità. Ne pubblichiamo una parte (se volete leggere l'articolo intero cliccate qui. Immagine da Wikipedia): "Migrazione
e asilo non “tirano” più (...).
Sui temi che stanno a cuore a una fetta crescente dell’elettorato (...) il partito ex agrario [UDC] non sembra avere granché da dire. E
se continua
a denunciare l’“isteria climatica” degli avversari,
rischia di allontanare dalle urne una parte del suo zoccolo duro:
quei contadini che vivono sulla loro pelle gli effetti dei mutamenti
climatici e che infatti non mancano di criticare i vertici
democentristi per la sufficienza con la quale (non) affrontano una
questione diventata ineludibile.
Ecco
allora cosa non ci si (re)inventa per tentare di galvanizzare la
“base”: “La Svizzera non è più un Paese sicuro”; anziani e
donne non osano più uscire per strada di notte, dicono il presidente
Albert Rösti e i suoi. Bisogna evitare che il Paese – alle prese
con un’“eccessiva” immigrazione – si incammini verso “uno
stato d’anarchia” e diventi un “eldorado di criminali di ogni
tipo”. Le cifre: il 60% delle persone accusate di violenza sessuale
sono di origine straniera; preponderante è pure la quota di
stranieri nei casi di violenza domestica; e in generale la
percentuale di stranieri incriminati nel 2018 è cresciuta del 4%. La
conclusione: i migranti fanno il 25% della popolazione, ma sono
“largamente sovrarappresentati” tra i criminali.
Difficili
da interpretare, le statistiche sulla criminalità – soprattutto
quelle riguardanti gli stranieri – si prestano a essere manipolate.
L’Udc così ha buon gioco nel costruire la sua tesi a partire da
qualche dato estrapolato dalla Statistica criminale di polizia
dell’Ufficio federale di statistica. In realtà, il colore del
passaporto non conta quasi nulla. Come bene ha mostrato tra gli altri
André Kuhn, professore di criminologia alle Università di Neuchâtel
e Losanna, i fattori che generalmente spiegano la criminalità sono
sesso, età, statuto socioeconomico e livello di formazione; la
nazionalità entra in gioco solo come ulteriore variabile, e
limitatamente per chi proviene da Paesi in guerra. In altre parole:
il profilo tipo del criminale è quello di un uomo, giovane, non
abbiente e con un basso livello di formazione. E siccome la
popolazione migrante è fatta per lo più – ovunque, non solo in
Svizzera – di individui del genere, è logico che sia più
criminogena di quella residente. Non ha alcun senso, perciò,
paragonare in generale “stranieri” e “svizzeri” (Kuhn: “Se
si paragona il tasso di criminalità degli stranieri a quello dei
nazionali dello stesso sesso, della stessa fascia d’età, dello
stesso livello socioeconomico e formativo, la differenza tra
nazionali e stranieri scompare”).
Nessun commento:
Posta un commento