Novara, 28 dicembre 2020. È con dispiacere che si apprende dalla stampa come Barengo, dopo la vicenda della discarica di eternit di qualche anno fa, sia nuovamente al centro dell'attenzione perché la ditta Somedil, a cui il Comune ha appaltato i lavori per una nuova strada, è di recente risultata non iscritta alla White List antimafia.
Il caso è esemplare perché, pur avendo agito il comune nel rispetto delle normative vigenti, l'assenza di una cultura antimafia può fatalmente indurre in gravi errori le amministrazioni locali.
Il fatto poi, che il sindaco Maggeni ritenga di non convocare un consiglio comunale sulla vicenda, perché tutto sarebbe già spiegato nella lettera di risposta all'interrogazione della minoranza (entrambe reperibili sul sito del Comune), è indice di come non si sia compresa la gravità della vicenda.
Se un piccolo comune come Barengo può attirare interessi illeciti, è impensabile che la questione possa essere derubricata a una lite politica interna.
La minoranza ha senz'altro il diritto di opporsi alle scelte della maggioranza sia in tema di lavori pubblici sia in tema di appalti e i cittadini hanno il diritto di partecipare all'assemblea pubblica per assistere a dibattiti espliciti su questi problemi.
Se il sindaco Maggeni, come scrive nella sua risposta alla minoranza, intende tutelare l'immagine della istituzione di cui è alla guida, quale modo migliore di discuterne in un Consiglio comunale durante il quale potrà spiegare pubblicamente la correttezza delle azioni compiute dal Comune?
L'assemblea consiliare composta dai rappresentanti cittadini è, per eccellenza, il luogo deputato alla discussione pubblica tra maggioranza e minoranza, in modo che tutti i temi possano essere affrontati e i problemi risolti o mitigati.
L'assemblea consiliare composta dai rappresentanti cittadini è, per eccellenza, il luogo deputato alla discussione pubblica tra maggioranza e minoranza, in modo che tutti i temi possano essere affrontati e i problemi risolti o mitigati.
Se i rappresentanti della minoranza hanno avuto contezza per primi del rischio rappresentato dalla ditta in questione, bene hanno fatto a parlarne pubblicamente.
Se il Comune ha adempiuto a tutte le procedure previste dalla legge, bene ha fatto il sindaco a darne notizia.
Ma non sfugga alla nostra attenzione come il problema fondamentale sia che un'azienda, rivelatasi successivamente sprovvista della certificazione antimafia, ha potuto inserirsi nella vita di Barengo.
Questo fatto è grave e solo una presa di coscienza dell'importanza di una cultura dell'antimafia può rappresentare una valida difesa per il futuro di Barengo. Ma ciò richiede discussione, dialogo, confronto e studio.
Come già ai tempi della non realizzata discarica di eternit, auspichiamo che non si rifiuti il confronto pubblico e che si cerchino tutti gli aiuti possibili per affrontare il grave deficit locale di consapevolezza della pervasività dei fenomeni mafiosi e di cultura antimafia. Si tratta di strumenti oggi indispensabili a ogni amministratore pubblico.
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