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venerdì 5 gennaio 2024

Il 6 gennaio di 44 anni fa: Piersanti Mattarella


Il 6 gennaio del 1980 veniva ucciso il Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella. A riguardare questa vecchia foto (Wikipedia) in compagnia dell'allora Presidente della Repubblica Pertini, sorge una certa nostalgia per un'Italia che avrebbe potuto essere e invece non è. Qui di seguito riportiamo parte della cronaca relativa alla Conferenza sull’agricoltura siciliana, svoltasi a Palermo, a Villa Igiea, il 7 febbraio del 1979. Lo scambio di battute tra Pio La Torre e Piersanti Mattarella nel corso del quale quest'ultimo non difende il suo assessore accusato di essere un corrotto e un corruttore, è una delle cause che di lì a poco portarono al suo assassinio (Potete leggere l'articolo completo di Antonio Saltini sul sito Agrarian Sciences): "uno spiraglio sui termini reali dello scontro in atto [lo ha aperto] (...) il comunista Pio la Torre (...) il responsabile dell’Ufficio agrario del P.C.I. proclamava che nella condotta della politica agraria della Regione si riscontra una costante che ne pregiudica tutto il contesto: la volontà di dare tutto a pochissimi, e niente alla grande massa dei piccoli e dei piccolissimi. I pochi che beneficiano delle provvidenze regionali costituiscono una casta (...) legata al potere regionale da legami clientelari: la rimozione dei suoi privilegi è la prima condizione, insisteva il parlamentare comunista, per il varo di una politica regionale capace di promuovere lo sviluppo della totalità delle aziende agricole della Regione. Era un fendente vibrato allo scoperto alla tradizione amministrativa democristiana: il suo destinatario diretto (...) doveva reputarsi l’assessore all’agricoltura Aleppo, che con la propria singolare possessività per ciascuna pratica di mutuo o di contributo si sovrapporrebbe, si lamenta unanimemente, anche al giudizio dei funzionari regionali, mancando peraltro, per la stessa assiduità al controllo del lavoro dei propri subalterni (...) Il presidente della Regione Mattarella concludeva con un’allocuzione che incantava i presenti per la sottigliezza dei concetti e per la suadente eleganza dell’eloquio: attribuendo le più gravi delle disgrazie agricole dell’Isola alla politica CEE, Mattarella proclamava la necessità di una revisione immediata e radicale: un’evidente mano protesa a Pio la Torre, che di quella revisione è sempre stato apostolo fervente. Senza nulla replicare, tuttavia, alla sostanza delle recriminazioni del parlamentare comunista, il presidente della Regione siciliana riportava il confronto al terreno della disputa giuridica della sera precedente, proclamando che il progresso richiede apertura, coraggio, lungimiranza, affermava che le istituzioni regionali debbono potersi adeguare ai tempi: non sarà la D.C., sottolineava Mattarella, a opporsi al processo della loro evoluzione (...) tutto dovrà essere sottoposto a esame approfondito, a dialogo, a confronto, e quello che risulterà essere necessario cambiare verrà cambiato"

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