Riformulo la mia domanda: chi progetta l’espansione della logistica sul territorio, con quali criteri, con quali obiettivi e perché la politica non riprende il suo ruolo di guida, di controllore, di moderatore degli interessi privatistici? Dopo aver letto questa lettera qualcuno dirà che si tratta di un attacco alla politica. No, si tratta di una richiesta. Vorrei più politica, non meno. Ma una politica non distratta da obiettivi personalistici ed elettoralistici, non permeata di conformismo, di passività, di rassegnazione e di spinte ultraliberiste. Alla politica novarese vorrei proporre, piuttosto, di riflettere sulle ragioni per le quali alcune società che operano nella realizzazione di infrastrutture ritengano opportuno togliere ogni sera dai cantieri i loro escavatori e riportarli il giorno dopo. Vorrei proporre di lavorare per capire i percorsi dei rifiuti e delle ditte che li trasportano, magari attraverso la auspicata ma finora non realizzata “Commissione antimafia del comune di Novara”. Vorrei dire ai politici e, in particolare, al Presidente del Consiglio regionale Cirio: “Avete 50 milioni? Usateli per la salute del territorio, per il benessere dell’ambiente, per piantare delle foreste, per creare sistemi di raccolta e depurazione dell’acqua, per fare investimenti produttivi, per dare una sanità pubblica e universale ai cittadini, per quello che volete voi, ma non sprecateli”.
Roberto Leggero
Presidente Associazione La Torre-Mattarella
Replica del Direttore di TGVercelli
DIVERGENZE – Sì alla superstrada Vercelli-Novara, che ci piacerebbe tutta verde
La lettera del presidente dell’Associazione La Torre-Mattarella, Roberto Leggero, sulla superstrada Vercelli-Novara, che abbiamo pubblicato l’altro ieri (leggi qui) ha aperto un dibattito sulla nostra pagina Facebook di assoluto rilievo, con quasi 48 mila visualizzazioni e ben 110 commenti. In gran parte, le posizioni di Leggero, il quale ritiene che si tratti un’opera impattante e utile solo alla logistica, sono state duramente contestate soprattutto da chi, percorrendo l’attuale strada tutti i giorni, bene conosce problemi, i rischi, i trabocchetti (ad esempio gli autovelox) che l’attuale Vercelli-Novara propone costantemente agli automobilisti.
Appurato che, comunque, quella lettera, molto educata e civile, doveva assolutamente essere pubblicata (anche se qualche bello spirito, in piena ottica putiniana, ci ha aspramente criticati per averlo fatto) ci sembra giusto che il nostro giornale esprima la sua posizione sull’argomento.
Lo facciamo volentieri, premettendo che siano assolutamente d’accordo sulla realizzazione della superstrada, trovando del tutto assurde argomentazioni contrarie (che Leggero non aveva comunque sollevato, ma che fanno puntualmente capolino tra gli oppositori al progetto), secondo cui sarebbero sufficienti un paio di circonvallazioni sui paesi attualmente attraversati dalla ex statale per risolvere il problema. Riteniamo questa ipotesi tanto anacronistica quanto inverosimile, sia perché sarebbe uno vero spreco di terreno, sia perché non preserverebbe affatto Orfengo e Cameriano dall’attraversamento delle auto (vedi ciò che quotidianamente accade ad Arborio, sulla Vercelli-Valsesia), anche se i camion potrebbero essere costretti a deviare, sia perché non risolverebbe affatto il problema di una strada vecchia, stretta e pericolosa.
La superstrada appare a tutti coloro che quotidianamente devono fare la spola tra i due capoluoghi di provincia come un’opera assolutamente irrinunciabile. Noi la pensiamo in questo modo e la sogneremmo così, come la prospetta da sempre, ad esempio, l’ex presidente della Provincia Carlo Riva Vercellotti: un corridoio “verde” tra gli alberi che corra lungo la ferrovia, una “green road” o “smart road”, fate voi, ad impatto ambientale ridottissimo, che scorra tra centinaia di alberi in grado di abbattere l’inquinamento prodotto dai gas di scarico e in grado di mutare radicalmente volto al paesaggio antropizzato che scorre quotidianamente sotto gli occhi dei viaggiatori.
Tra l’altro, pare che le Ferrovie, in prospettiva di questa superstrada “tecnologica ed ecologica”, abbiano chiesto un’area franca di trenta metri tra la linea ferroviaria e le corsie della superstrada, area franca di protezione, in caso di incidenti, che, trattando adeguatamente in vista dell’accordo, potrebbe essere concessa in parte al mondo agricolo, ma anche diventare quella maxi pista ciclabile tra le due città di cui si parla pure da tempo.
E qui bisogna ragionare su alcuni fatti acquisiti. Primo. Per ora sul fronte di questa superstrada c’è solo, di ufficiale, l’annuncio che il Cipe, tramite il Fondo coesione e sviluppo, metterà a disposizione della Regione 50 milioni di euro. Con questa cifra è impensabile che si arrivi all’agognato progetto “green” perché, secondo i calcoli fatti a suo tempo dalla Provincia di Vercelli – incaricata ufficialmente di elaborare il progetto – una superstrada del genere costerebbe almeno il doppio. La speranza è che, oltre agli indicati 50 milioni ne possano arrivare altrettanti. Nel frattempo, la Provincia sta terminando quello che adesso si chiama “progetto di analisi economica” (una volta era “di fattibilità”) e sarà importante esaminarlo alla luce di ciò che abbiamo sin qui detto.
In ogni caso, il progetto dovrà assolutamente essere discusso anche con il mondo agricolo e con gli ambientalisti: ed è chiaro che, se prevedesse il tracciato parallelo alla ferrovia, per giunta con corridoio verde, potrebbe anche non incontrare opposizioni ferme e intransigenti, eccezion fatta per le preconcette.
EDM
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