Da La Stampa, edizione novarese: "Riunioni di giunta «virtuali»: risultavano dai verbali, ma gli
amministratori non vi avevano partecipato. E poi delibere in cui, anche a
voti unanimi, si affidavano lavori o consulenze, si concedevano
contributi o servizi comunali, si rinnovavano contratti, senza però che
l’organo collegiale fosse mai stato convocato. È questo ciò che la Procura di
Novara contesta al sindaco di Nibbiola, a tre assessori e ad alcuni imprenditori o tecnici che hanno avuto a che fare col Comune negli anni dal 2007 al 2012. Vengono loro addebitati reati che vanno dal falso all’abuso d’ufficio fino ad arrivare al peculato e alla turbativa d’asta.
Novara contesta al sindaco di Nibbiola, a tre assessori e ad alcuni imprenditori o tecnici che hanno avuto a che fare col Comune negli anni dal 2007 al 2012. Vengono loro addebitati reati che vanno dal falso all’abuso d’ufficio fino ad arrivare al peculato e alla turbativa d’asta.
Dieci avvisi
Il pm Nicola Serianni ha mandato in questi giorni dieci avvisi di
conclusione indagine. Hanno raggiunto il primo cittadino Giuseppe
Rubini, il vicesindaco Serena Viviani, gli assessori Alessandro Do e
Nicola Sacco, il tecnico comunale Stefano Ubezio, la funzionaria
Patrizia Borracchia, l’ex segretario Gabrio Mambrini, l’imprenditore
Giovanni Saracco, il presidente della cooperativa «La Terra Promessa»
Maurizio Cerina e l’avvocato Enrico Faragona, presidente del Consorzio
di bacino Basso novarese.
Riunioni inesistenti
Tutto è partito nel 2010 quando alcuni assessori denunciarono
riunioni di giunta «fantasma», per le quali non avevano mai ricevuto
convocazioni, riunioni che producevano però un numero elevato di
delibere firmate dal sindaco. Da qui gli approfondimenti della
magistratura, affidati ai carabinieri della stazione di Vespolate.
Nuove elezioni
Rubino si dimise, il Comune fu commissariato, ma nel 2011 si
ripresentò e venne rieletto. Due i filoni principali dell’indagine: uno
per le decisioni prese del sindaco, a nome della giunta, in incontri che
in realtà non c’erano stati o si erano svolti in maniera differente da
quanto attestato nel verbale.
Un secondo riguardante le delibere che avrebbero favorito o
avvantaggiato persone, società e imprese aggirando le normative vigenti.
Gli indagati, difesi dagli avvocati Correnti, Zucco, Corica, hanno ora
venti giorni per prendere visione dei fascicoli, presentare memorie,
farsi interrogare. Poi potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a
giudizio".
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