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Impegno sociale per il contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie

domenica 12 febbraio 2017

Forgione: ripensare l'antimafia per rafforzare l'antimafia



Uomo politico, giornalista, scrittore, Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione (a dx. nella foto) è stato ed è tuttora uno degli italiani più impegnati sul fronte del contrasto alle mafie, sia attraverso la sua attività politica e parlamentare, sia attraverso la
sua produzione giornalistica e libraria. Tuttavia l'attenzione di Forgioine si rivolge ora all'antimafia e ai suoi protagonisti. Attraverso un libro I tragediatori, la fine dell'antimafia e il crollo dei suoi miti presentato a Novara il 4 febbraio grazie alla collaborazione tra l'Associazione LTM e la Libreria Lazzarelli, Forgione si rivolge al complesso mondo dell'antimafia per portare uno scomodo avvertimento: bisogna cambiare. Sia chiaro che l'obiettivo di Forgione è quello di rendere più efficace l'antimafia a fronte di scandali, come quello che ha coinvolto Pino Maniaci. La vicenda di Maniaci ha direttamente e profondamente colpito Francesco Forgione, che di Tele Jato è stato direttore.

"Il 2015 - ha affermato Forgione - è stato un anno terribile per l'antimafia" facendo riferimento ai tenti casi di protagonisti del contrasto al crimine organizzato imputati di reati e di malversazioni. Come cambiare, dunque? Il libro, duro da accettare nelle sue verità per chi si occupi di contrasto alle mafie, ma necessario, contiene più di un ammonimento. Si condannano coloro che hanno usato l'antimafia come trampolino di lancio per carriere volte all'arricchimento personale, spesso anche in modo miserabile. Ma, soprattutto, a Forgione appare un gravissimo errore aver relegato l'antimafia alla questione morale e avere accantonato i temi della critica del potere e dell'economia. Ma discutere degli errori dell'antimafia sociale è un primo passo necessario per affrontare il futuro del movimento e su questo punto Forgione ha un suggerimento importante: tornare a Portella della Ginestra, alla prima strage politico mafiosa. 

Tornare a quell'impegno - i braccianti che lottano contro il "feudo" per dare condizioni di vita migliori ai loro figli - significa tornare a un impegno di critica a una visione del mondo che manca e che è la vera risposta alle mafie. Queste ultime, invece, si adattano a un mondo aggressivo e distruttivo che esse portano alle sue estreme conseguenze.

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