R. Leggero (Pres. Ass. La Torre-Mattarella): "Parlare di una sentenza senza averne letto le motivazioni non è un buon esercizio. Tuttavia bisogna farlo. La prima cosa che mi sento di dire è che dare una definizione di un fenomeno quando questo comporta che gli imputati scontino anni di carcere supplementare non è facile, ed è faccenda completamente diversa rispetto allo studio dei fenomeni mafiosi, ambito nel quale è più semplice
definire cosa sia mafia e cosa no ma anche intravvedere le correlazioni tra ciò che non è ancora strettamente mafia ma lo diventerà. Ciò detto, la sentenza di cassazione nel processo che ha visto imputati, tra gli altri, Buzzi e Carminati, con la quale si è affermato che non esisteva un'associazione mafiosa a Roma fa proprio, quantomeno, un atteggiamento di estrema prudenza nella definizione del fenomeno mafioso. Ciò non sorprende. Dopotutto la prima sentenza che accerta in via definiva l'esistenza della mafia è del 1992. Tuttavia si può dire, senza tema di smentite, che la cultura del fenomeno mafioso è ancora deficitaria nel nostro paese se non si sa che la ricerca ha ormai assodato che sono perfettamente possibili delle forme di associazione mafiosa al di fuori di un contesto dove questi fenomeni siano storicamente presenti, e anche che essi possano svilupparsi in autonomia rispetto ai legami con le aree del Paese a più alta densità mafiosa. Segnalo qui il libro di Arianna Zottarel, La mafia del Brenta, la cui lettura gioverebbe a molti".
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