“Una scuola nel castello di Miasino confiscato al boss”. L’idea lanciata nel convegno organizzato dal Pd sulla presenza delle mafie al Nord. "Il castello di Miasino, confiscato in via definitiva alla
famiglia Galasso, ma ancora gestito dai parenti come location per
matrimoni e banchetti, potrebbe essere utilizzato dagli istituti
alberghieri di Novara e del Vco. La proposta è stata lanciata sabato pomeriggio dal consigliere
regionale del Pd, Domenico Rossi, a Novara un punto di riferimento
storico anche dell’associazione «Libera». Rossi: «Ho visitato in Puglia,
ad Altamura, una masseria che viene chiamata la “Dimora del barone”.
Una location prestigiosa per pranzi, cerimonie, convention e matrimoni.
Un incantevole hotel con dodici camere, ristorante che propone il meglio
dell’enogastronomia pugliese, Lobby Bar, area Wellness e SPA, sale
riunioni in grado di accogliere fino a 250 posti. Tutto questo in un
bene sequestrato nel 2011 al boss Saverio Sorangelo, cassiere del clan
“Mangione-Gigante-Matera” attivo a Gravina di Puglia. Una struttura
analoga per funzioni e vocazione al castello di Miasino, per cui si
potrebbe realizzare sul lago d’Orta un intervento analogo».
In Puglia c’è voluta la determinazione e il coraggio di un magistrato
e di una dirigente scolastica. «Dopo due anni di chiusura, la disdetta
delle prenotazioni e la messa a rischio dei posti di lavoro, Francesca
La Malfa, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale
di Bari ha disposto l’affido in gestione dell’albergo alla cooperativa
Majorana composta da neodiplomati e studenti dell’istituto alberghiero
Majorana di Bari: per Miasino si può pensare ad un intervento di questo
tipo, coinvolgendo gli istituti alberghieri del territorio».
Al convegno sulle mafie al Nord ha partecipato anche Roberto Leggero,
presidente provinciale dell’associazione La Torre-Mattarella, che ha
approfondito: «Credo che il castello di Miasino potrebbe essere
valorizzato anche ospitando studi a livello universitario, uniti alla
gestione alberghiera, in modo da creare un progetto economicamente
sostenibile».
L’iniziativa era organizzata dalla sezione cusiana del Pd. Ha
partecipato anche il senatore Stefano Esposito, della commissione
nazionale antimafia. «Quello di Miasino è un caso incredibile, di un
bene già confiscato ma su cui lo Stato non riesce a mettere le mani.
Questo dipende dalle carenze legislative, e nel giro di qualche mese
dovrebbe venire finalmente discusso il nuovo codice riguardanti i reati
mafiosi e della criminalità organizzata, così, di fronte a beni che
devono tornare in mano pubblica, non si dovranno attendere anni».
24/11/2014
Nessun commento:
Posta un commento