Il "Corriere di Novara" (lunedì, 03 novembre 2014) pubblica un articolo dedicato alla serata di venerdì 24 ottobre nel corso della quale l'Associazione La Torre-Mattarella ha presentato il volume di Giovanni Grasso. Ecco il testo dell'articolo: “Piersanti Mattarella: da solo contro la mafia”: presentato il libro a Novara. L’incontro ospitato a Sciapò in corso Cavallotti NOVARA – Gli
anni della formazione, la parabola politica, esito dell’impegno civile e
politico avviato nell’Azione Cattolica, e la vicenda del suo omicidio,
che, per l’autore del volume,
mostra alcune stranezze nella ricostruzione ufficiale.Tutto questo nella nuova biografia dedicata a Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia dal 1978 al 1980, anno in cui fu ucciso dalla mafia. Titolo del volume, “Piersanti Mattarella. Da solo contro la mafia”. L’autore è Giovanni Grasso, giornalista e scrittore. Un libro con la prefazione di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio e che è stato presentato venerdì 24 ottobre a Novara, negli spazi di Sciapò.
A parlare del volume (della San Paolo editore), lo stesso Grasso e Riccardo Ferrigato [nella foto], curatore del libro. A introdurre l’incontro, Roberto Leggero, presidente da luglio dell’associazione La Torre-Mattarella. «Una serata fortemente voluta – ha detto – Siamo lieti di poter apprendere più nel dettaglio la storia di colui che ha dato nome, insieme a Pio La Torre, alla nostra associazione».
Grasso ha iniziato il racconto dell’uomo Mattarella dalla sua prima candidatura in politica. «Erano i primi anni ’60. Nel 1978 divenne presidente della Regione Sicilia – ha spiegato – in un periodo molto difficile, in cui c’erano stati più di cinquanta omicidi di mafia. Ma non si arrese e cercò di cambiare la politica dall’interno, con riforme importanti». Un uomo «molto normale, legato alla famiglia, che andava sempre a messa, ma non era bigotto. Non apprezzava i colpi di testa. Si è sempre occupato dei più giovani. Per lungo tempo non c’è stato alcun segno della sua discesa in politica. Era fortemente immerso nella sua spiritualità e nella carriera universitaria all’ateneo palermitano. Quando entrò nella Dc sembrò quasi un’assunzione di responsabilità, di impegno a favore della comunità».
Ma quali le caratteristiche di Mattarella politico? «Faceva parte di correnti minoritarie e si è trovato in una Dc in cui aveva accanto nomi ‘famigerati’, come quello di Vito Ciancimino, come anche nomi importanti. Nella sua attività ha osservato come la mafia riuscisse a entrare in alcuni spazi della politica e tentò di estirpare questa situazione. Eliminò gli enti inutili, diede il via a una nuova forma di politica. Dà il via a un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale, bloccata dal suo omicidio. Creò la rotazione degli incarichi amministrativi. Inizia a fare cose mai fatte da nessuno. Manda controlli e ispezioni agli appaltatori. Ha modificato la normativa sugli appalti. Dispose controlli su appalti-concorsi per sei scuole, dove c’era il forte sospetto che una di queste ditte fosse legata alla mafia. Porta Pertini a vedere la Sicilia. La sua idea era battere la mafia cambiando la politica nelle leggi. E’ stato ucciso per questo? O perché stava assumendo un valore nazionale quasi quanto Moro? Il sottotitolo del libro indica come fosse un uomo solo contro la mafia. E lo dimostra un fatto avvenuto prima che morisse e uscito al processo per il suo delitto. Di rientro da un viaggio a Roma, si diresse nei suoi uffici e chiamò un’assistente, cui disse che, se gli fosse accaduto qualcosa, sarebbe stato da collegare a quel viaggio. Non lo disse alla moglie e neppure al fratello. Un segnale d’allarme che, però, cadde nel vuoto. Quello di Mattarella ritengo non sia un delitto solo siciliano, c’era qualcosa d’altro, un omicidio maturato a pochi mesi dall’uccisione di Moro», in una terra di nessuno, tra politica, terrorismo e mafia.
Sinora sono stati condannati i mandanti, ma nei tre gradi di giudizio mai è stato individuato chi ha sparato, chi ha guidato l’auto che ha portato l’assassino sul posto, chi ha fornito la seconda pistola all’omicida (Mattarella fu colpito con due pistole diverse, raggiunto all’interno della sua auto mentre andava a messa con la famiglia). «All’inizio ci fu confusione sulla vicenda, poi il silenzio assoluto». Per l’autore del libro, il delitto Mattarella resta uno dei misteri irrisolti della storia italiana, con molti misteri e ombre. «Una sorta di caso Moro 2» è stato detto dal pubblico, opinione confermata dallo stesso Grasso. mo.c."
mostra alcune stranezze nella ricostruzione ufficiale.Tutto questo nella nuova biografia dedicata a Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia dal 1978 al 1980, anno in cui fu ucciso dalla mafia. Titolo del volume, “Piersanti Mattarella. Da solo contro la mafia”. L’autore è Giovanni Grasso, giornalista e scrittore. Un libro con la prefazione di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio e che è stato presentato venerdì 24 ottobre a Novara, negli spazi di Sciapò.
A parlare del volume (della San Paolo editore), lo stesso Grasso e Riccardo Ferrigato [nella foto], curatore del libro. A introdurre l’incontro, Roberto Leggero, presidente da luglio dell’associazione La Torre-Mattarella. «Una serata fortemente voluta – ha detto – Siamo lieti di poter apprendere più nel dettaglio la storia di colui che ha dato nome, insieme a Pio La Torre, alla nostra associazione».
Grasso ha iniziato il racconto dell’uomo Mattarella dalla sua prima candidatura in politica. «Erano i primi anni ’60. Nel 1978 divenne presidente della Regione Sicilia – ha spiegato – in un periodo molto difficile, in cui c’erano stati più di cinquanta omicidi di mafia. Ma non si arrese e cercò di cambiare la politica dall’interno, con riforme importanti». Un uomo «molto normale, legato alla famiglia, che andava sempre a messa, ma non era bigotto. Non apprezzava i colpi di testa. Si è sempre occupato dei più giovani. Per lungo tempo non c’è stato alcun segno della sua discesa in politica. Era fortemente immerso nella sua spiritualità e nella carriera universitaria all’ateneo palermitano. Quando entrò nella Dc sembrò quasi un’assunzione di responsabilità, di impegno a favore della comunità».
Ma quali le caratteristiche di Mattarella politico? «Faceva parte di correnti minoritarie e si è trovato in una Dc in cui aveva accanto nomi ‘famigerati’, come quello di Vito Ciancimino, come anche nomi importanti. Nella sua attività ha osservato come la mafia riuscisse a entrare in alcuni spazi della politica e tentò di estirpare questa situazione. Eliminò gli enti inutili, diede il via a una nuova forma di politica. Dà il via a un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale, bloccata dal suo omicidio. Creò la rotazione degli incarichi amministrativi. Inizia a fare cose mai fatte da nessuno. Manda controlli e ispezioni agli appaltatori. Ha modificato la normativa sugli appalti. Dispose controlli su appalti-concorsi per sei scuole, dove c’era il forte sospetto che una di queste ditte fosse legata alla mafia. Porta Pertini a vedere la Sicilia. La sua idea era battere la mafia cambiando la politica nelle leggi. E’ stato ucciso per questo? O perché stava assumendo un valore nazionale quasi quanto Moro? Il sottotitolo del libro indica come fosse un uomo solo contro la mafia. E lo dimostra un fatto avvenuto prima che morisse e uscito al processo per il suo delitto. Di rientro da un viaggio a Roma, si diresse nei suoi uffici e chiamò un’assistente, cui disse che, se gli fosse accaduto qualcosa, sarebbe stato da collegare a quel viaggio. Non lo disse alla moglie e neppure al fratello. Un segnale d’allarme che, però, cadde nel vuoto. Quello di Mattarella ritengo non sia un delitto solo siciliano, c’era qualcosa d’altro, un omicidio maturato a pochi mesi dall’uccisione di Moro», in una terra di nessuno, tra politica, terrorismo e mafia.
Sinora sono stati condannati i mandanti, ma nei tre gradi di giudizio mai è stato individuato chi ha sparato, chi ha guidato l’auto che ha portato l’assassino sul posto, chi ha fornito la seconda pistola all’omicida (Mattarella fu colpito con due pistole diverse, raggiunto all’interno della sua auto mentre andava a messa con la famiglia). «All’inizio ci fu confusione sulla vicenda, poi il silenzio assoluto». Per l’autore del libro, il delitto Mattarella resta uno dei misteri irrisolti della storia italiana, con molti misteri e ombre. «Una sorta di caso Moro 2» è stato detto dal pubblico, opinione confermata dallo stesso Grasso. mo.c."
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